Tre Bicchieri 2024 del Lazio. Eccellenti risultati, ma non dalle Doc e Docg

Tra siccità e violente grandinate tardive, il 2023 sarà ricordato dai vignaioli del Lazio per l’estrema difficoltà nell’ottenere dei risultati positivi o almeno in linea con quelli degli scorsi anni, e questo non soltanto per i produttori che lavorano in conduzione biologia o biodinamica ma in generale per tutti i viticoltori della regione. La speranza è che chi ha lavorato al meglio in vigna, con tutta l’attenzione e la passione possibile, riesca a proporre dei vini certo in piccole quantità ma comunque di buona qualità.

Per quanto riguarda le nostre degustazioni invece il Lazio si conferma fedele a sé stesso, nel bene e nel male. Da una lato infatti non possiamo che confermare la capacità di ottenere eccellenti risultati in tutta la regione: 4 province su 5 hanno espresso almeno un Tre Bicchieri, e l’unica assente – Rieti – è senza dubbio storicamente la zona meno implicata nella produzione vitivinicola (ma questo non toglie che anche nel Reatino da qualche anno si stia assistendo a una crescita di qualità e del numero di aziende; lenta, certo, ma continua), utilizzando un numero di vitigni assai significativo, sia autoctoni – bellone, biancolella, cesanese, grechetto – che internazionali – dal cabernet sauvignon al merlot, dalla grenache al syrah al viognier.

Dall’altro la conferma della cronica assenza d’identità territoriale: solo due sugli undici Tre Bicchieri sono a denominazione di origine e, anche se ci fosse stato un Frascati – e un paio sono andati molto vicino ad ottenerli – non sarebbe cambiato molto, in una regione che conta 27 Doc e 3 Docg. Insomma, anche quest’anno il Lazio si muove in ordine sparso, ottenendo ottimi risultati solo grazie agli sforzi individuali più che del comparto nel suo complesso.

Tre Bicchieri 2024 del Lazio. Novità e ritorni 

Per la prima volta entra nel club l’azienda di Paolo e Noemia d’Amico con lo Chardonnay Calanchi di Vaiano.

 

 

L’articolo: Gamberorosso.it

Paolo e Noemia d’Amico: la cantina, i vigneti e Villa Tirrena

Fondata nel 1985, l’azienda dei coniugi Paolo e Noemia d’Amico, l’uno discendente da una famiglia di armatori e da sempre appassionato di vino, l’altra di origine portoghese e nata a Rio de Janeiro, si trova nel cuore della Tuscia, in un’area che si estende al confine tra Lazio, Umbria e Toscana. Tutto ebbe inizio 40 anni fa, quando decisero di impiantare i primi 5 ettari di vigneto a base di Chardonnay, varietà che ancora oggi permette loro di essere molto competitivi sul mercato grazie a prodotti superlativi. Situati nella Valle dei Calanchi, gli attuali 30 ettari di terreno a conduzione organica proliferano su un terroir unico: il lungo periodo di attività vulcanica e la conseguente formazione rocciosa di tufo e peperino conferiscono ai vini di Paolo e Noemia una raffinatezza unica contraddistinta da una spiccata mineralità. Ma quello che più si percepisce, entrando nella tenuta è l’amore per l’ambiente, per il bello, per l’arte, per la ricettività.

Villa Tirrena nasce sotto il segno della passione di entrambi per l’insolito e per le sfide: la cantina è straordinaria: si passeggia tra le botti di rovere francese, con centinaia di candele che illuminano le volte di tufo e le note di musica classica, e qui si assaggiano i vini in un contesto intimo, bello, pieno di suggestioni. Paolo e Noemia d’Amico hanno creato un portafoglio di diverse etichette,  tutte ottenute da uve coltivate e prodotte nell’alto Lazio e l’Umbria. Si utilizzano principalmente vitigni internazionali (Chardonnay, Merlot, Cabernet Franc, Pinot Nero a cui si aggiunge il Grechetto, una grande varietà autoctona) ma è il terreno vulcanico della Valle dei Calanchi ad aggiungere un tocco di classe a tutti i vini. Una volta prodotti, le bottiglie vengono conservate al suono di musica classica nella cantina creata da Noemia d’Amico e dall’architetto di fama mondiale Luca Brasini.

Qualche anno fa, Paolo e Noemia hanno deciso di entrare nel mondo dell’ospitalità con la proprietà di famiglia. Villa Tirrena diviene una meta per eventi di charme e vacanze di alto livello ed è quindi un esempio dell’incredibile lavoro e della passione che la famiglia d’Amico trasmette tramite la propria casa e ciò che la circonda. Siamo a solo un’ora e mezza di auto da Roma e Firenze e la Villa permette agli ospiti di godere di un ambiente naturale unico e di rilassarsi in questo angolo nascosto. Oltre gli ettari di vigneti, vi è un esclusivo giardino di sculture su proprietà privata e una torre del XIII secolo. La struttura invece risale al XVI secolo e dispone di 7 camere doppie e servizi esclusivi come uno chef interno e terapisti del benessere specializzati su alimentazione detox, yoga e fitness.

Un luogo insomma di eleganza discreta, calma e contemplazione,dove gli ospiti possono sia rilassarsi in uno dei quattro saloni decorati con pezzi che combinano la campagna tradizionale e il lussureggiante design italiano, a bordo delle piscine o nel bagno turco, o fare una degustazione nella cantina sotterranea dove si trova anche una biblioteca con titoli che spaziano dai viaggi alla storia e, naturalmente, ai vini. In più, passeggiare per il giardino vi farà fare una vera e propria immersione nell’arte contemporanea: i coniugi d’Amico negli anni hanno raccolto opere di celebri artisti della scena mondiale come Anish Kapoor, Banksy e Mitoraj. Sono strategicamente distribuiti tra cespugli di rose, limoni e cipressi in un gioco di nascondino di un giardino davvero unico. Paolo e Noemia hanno anche dedicato una parte del giardino al loro caro amico, lo scrittore ed esploratore britannico Mark Shand, fondatore di The Elephant Family charity, per la difensa degli animali in via di estinzione: elefanti, tucani, gorilla e coccodrilli, uno scenario memorabile in cui la natura, l’arte e l’amore per la bellezza camminano mano nella mano.

Paolo e Noemia d’Amico:  i vini

I vigneti si trovano ad un’altitudine importante di circa 450 metri s.l.m. Vi presentiamo le etichette recensite sulla Guida Vini d’Italia 2023 del Gambero Rosso. Si parte col Seiano, declinato in bianco e rosso. Parliamo di due vini quotidiani, semplici e di ottima bevibilità. Il Rosso è ottenuto da merlot e syrah, il Bianco da trebbiano e grechetto. Non manca un Orvieto, proveniente dai limitrofi vigneti umbri: si chiama Noe dei Calanchi ed è un blend di grechetto, trebbiano e pinot grigio. Il Terre di Ala è un sauvignon e semillon, molto varietale e fresco, affinato solo in acciaio. È frutto di grechetto in purezza invece l’Agylla, dove viene utilizzata l’anfora per la vinificazione. Il Calanchi di Vaiano è uno chardonnay, complesso e di grande eleganza, mentre Falesia è ottenuto dalla stessa varietà, ma fermenta e affina in legno. Concludiamo con Villa Tirrena e Notturno dei Calanchi, due rossi, due cavalli di razza della tenuta. Il primo è un blend di merlot e syrah (per quest’annata affinata per 12 mesi in botte di rovere francese), il secondo è un pinot nero in purezza che si porta dietro tutta l’eleganza e la classe che si respirano entrando in questa bellissima tenuta.

L’articolo:

Gamberorosso.it

Su queste colline, tripudio di vigneti e campi di girasole, sorge Villa Tirrena, originatasi da un insediamento del Cinquecento e oggi wine resort dove hanno alloggiato divi hollywoodiani del calibro di Tom Cruise e Nicole Kidman, è il “regno” di Paolo e Noemia d’Amico ed è immersa nel paesaggio straordinario dei calanchi argillosi, patrimonio Unesco. La Villa è nota per le sue cantine-salotto di vini biologici, ma anche per il giardino dinamico (teatro di molti matrimoni british-style) dove in simbiosi con le siepi di lavanda, le piante di limone, gli archi di gelsomino e i cespugli di rose sono state installate opere di artisti contemporanei (statunitensi, brasiliani, italiani) con una “chicca” assoluta per intenditori: l’unica scultura realizzata da Bansky, acquista da Sotheby’s a Londra, rappresentante un topolino, uno dei soggetti più amati dal misterioso writer e street artist inglese.

L’articolo:

Ilmessaggero.it

Si parla del nostro Chardonnay I Calanchi e degli altri vini Paolo e Noemia D’Amico in questo articolo di Repubblica.it Rfood.

L’articolo parla di come nasce la nostra azienda vinicola, sottolineando il suo legame con il territorio dell’Alta Tuscia viterbese e di come “dal 1985, Paolo e Noemia provano a raccontare con le loro etichette una Valle della quale si innamorarono subito, ma ‘che fa ancora fatica ad emergere’ come zona di produzione”.

Vengono inoltre illustrate le caratteristiche della nostra etichetta I Calanchi, la prima che abbiamo prodotto, a partire dal 1995, e passati in rassegna gli altri vini della nostra gamma: i bianchi FalesiaNoe e Terre di Ala, i rossi Notturno dei CalanchiVilla Tirrena e Atlante, e infine Seiano Bianco e Rosso.

L’articolo:

Repubblica.it Rfood, 27 febbraio 2019 – La Tuscia nel bicchiere: quello Chardonnay dei Calanchi